Treno, panini e trolley. Si va al Festival. Abbiamo il programma? Dov’è la stazione rispetto all’albergo? Dov’è l’albergo rispetto al Festival? Dov’è il Festival rispetto alla fermata dell’autobus? E così via. Musica, fumetto, antiquariato o filosofia, non importa. Partecipare a un Festival comporta numerose ansie.
La più rappresentativa è quella che riguarda la definizione personale degli eventi da seguire giorno per giorno in base al famigerato programma. Ovvero: «Dove andiamo oggi?».
L’Ansioso macinatore di eventi è una figura tipica della Gente da Festival. Egli, consapevole della limitatezza dell’esperienza («quando mi ricapita?») e dell’investimento di tempo e denaro fatto per partecipare («ormai sono qui»), cade in un vortice compulsivo. Gli eventi vanno visti. Tutti. O quasi tutti. Il più possibile, possibilmente.
Ergo, diventa necessario scandire la giornata in segmenti temporali in base a un programma militaresco: sveglia, evento, evento, altro evento, un’ora per mangiare, evento del pomeriggio vorrei-riposarmi-sono-abbioccato-ma, caffè, evento, ritorno in albergo? No, c’è un evento.
Non è raro in queste occasioni avvistare persone al telefono immerse in conversazioni tipo: “Lì alle undici? No, vado là, però se esco mezz’ora prima… No aspetta, così alle 11.30 non siamo qui. Lo saltiamo? Veniamo qua? Andiamo lì, ci mettiamo in fondo. No, perché Elisa e Danny vengono costì…”.
Risultato? Come la buona Bridget Jones al Festival di Edimburgo: colazione a mezzogiorno, eventi visti zero.
L’Ansiosa autrice di questo blog non si è ancora trasformata in una Ansiosa macinatrice di eventi. Ma è a un Festival proprio in questi giorni, e il programma è così fitto di eventi…